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<<La comunità sarà protagonista di un nuovo progetto partecipativo per valorizzare i luoghi e le professioni della filiera turistica in Piemonte>>

di Liana Pastorin – Abbiamo bisogno di segni per capirci, lettere che messe insieme formino parole contenenti un significato. Abbiamo bisogno però anche di simboli, che ci incuriosiscano e stimolino in noi una visione evocativa. Non che le parole manchino di questo potere, ma è più facile che un simbolo, non limitandosi alla sola definizione, apra nella nostra mente visioni inaspettate che generano emozioni e recuperano ricordi.

Esistono esempi architettonici eclatanti come la Tour Eiffel che rappresenta Parigi nel mondo o anche la Mole Antonelliana per Torino, ma quanti sanno che l’immagine della Sacra di San Michele dovrebbe rimandare immediatamente al Piemonte? Si potrebbe obiettare che individuare un simbolo che identifichi un’intera regione è cosa più complicata. Verissimo, ma le regioni sono fatte di territori con caratteristiche peculiari che possono essere di ispirazione per definirle, basta saperle cogliere.

I simboli territoriali che godono di una restituzione grafica, che ne semplifica le forme conservando intatto il portato evocativo, sono i più convincenti: una collina con un cipresso è Toscana in generale e forse in particolare è uno specifico territorio, puntellato di casali, di vigne, di natura dalle linee morbide e di alberi slanciati. Il simbolo risponde perfettamente all’etimo del termine stesso e mette effettivamente insieme e sintetizza ciò che caratterizza quel paesaggio.

Così, per i turisti, che sono stati in Toscana, il cipresso è una madeleine e per gli altri un invito.

Volendo rimanere in campo botanico, in Piemonte, nel Monferrato, sulla strada tra i Comuni di Grana e Casorzo in provincia di Asti, esiste un sorprendente miracolo della natura che meriterebbe di assurgere a simbolo dell’accoglienza turistica: un bialbero. Non quindi un genere diffuso come il cipresso in Toscana ma un raro esempio di longevità tra piante epifite.

Si tratta nello specifico di un gelso con la forma tipica a T del tronco, che gli conferisce un’immagine robusta e fiera, da cui partono flessuosi e sottili rami, braccia aperte verso il cielo. Sul gelso è cresciuto un ciliegio che da oltre un decennio prospera senza danneggiare l’albero che l’ha accolto. In primavera inverdiscono e fioriscono per dare poi i frutti. Ciascuno mantiene le caratteristiche proprie, ma, insieme, hanno dato vita a un essere speciale, che ben rappresenta un concetto nuovo e antico di accoglienza, fatto di reciprocità.

L’Italia, lo sappiamo, ha nel turismo la sua forza economica, grazie alla risorsa preziosa di paesaggi incantevoli, borghi ricchi di storia e di pregevole architettura, ottimo vino e cucina tradizionale. Una bellezza che chiede di essere preservata: dobbiamo avere cura della fragilità dei territori e della loro memoria, dobbiamo praticare gentilezza e, come il bialbero, non dobbiamo consumare suolo.

La pandemia sarà domata e dovremo fare tesoro dell’insegnamento che ci ha impartito, incentivandoci a trovare nel turismo di prossimità non solo la soluzione alla mancanza di stranieri, ma anche l’occasione di far riscoprire agli stessi abitanti i loro luoghi e infondendo orgoglio nel voler raccontare, valorizzare e promuovere l’autenticità di chi in quei posti vive e lavora.

Ai turisti cittadini temporanei, alla ricerca di esperienze che li sappiano coinvolgere e stupire facendoli stare bene, possono essere utili simboli che sigillino un patto con i territori che stanno visitando e con i cittadini residenti che li accolgono, in una reciprocità fatta di rispetto e di scambio culturale dalla quale tutti guadagnano.

Ecco come il bialbero può diventare simbolo dell’accoglienza turistica in Piemonte: il gelso, residente ben radicato nella sua terra, riceve e sostiene il ciliegio, turista, felice di essere accolto e di poter essere partecipe della bellezza e dell’unicità del territorio, creando un rapporto piacevolmente bilanciato tra chi ospita e chi viene ospitato. (www.oca2030.it – segreteria@oca2030.it)